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Un italiano su quattro (il 24,2% della popolazione) è un fumatore: una percentuale che, dice l’Istituto Superiore di Sanità, è in aumento per entrambi i sessi. In aumento anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% del 2022 rispetto al 1,1% del 2019. In Italia in media si fumano 11,5 sigarette al giorno. Il consumo medio giornaliero di sigarette si conferma in diminuzione, sebbene tale diminuzione consista di fatto nella riduzione di 2 sigarette in 10 anni (erano 13,6 sigarette/die nel 2011), con ancora il 20,4% di fumatori che consumano più di 20 sigarette al giorno.

Tra questi milioni di persone ce ne sono tante attente ai temi della sostenibilità, a un cibo salutare, alla pratica sportiva. Eppure, l’impatto del tabacco sul pianeta, dalla coltivazione, alla produzione, alla distribuzione e ai rifiuti, è enorme. La comunicazione dei produttori di sigarette arriva persino a convincere alcuni (pochi, ma pur sempre milioni di persone) che l’industria del tabacco è rispettosa dell’ambiente. Mah.

La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni (42,9%), mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la percentuale più alta tra le donne (24,5%). La metà dei giovani fuma: impressionante. E pensare che chi smette di fumare può arrivare a guadagnare fino a quasi 10 anni di vita. Già, perché dopo 20 minuti dall’ultima sigaretta fumata la pressione sanguigna e il battito cardiaco migliorano, dopo 12 ore i livelli di ossigeno nel sangue sono quasi uguali a quelli di una persona che non hai mai fumato in vita sua, dopo 48 ore a migliorare sono il gusto e l’olfatto, dopo un mese il tessuto polmonare danneggiato inizia a guarire, dopo 20 anni i polmoni di un ex fumatore possono considerarsi uguali a quelli di chi non ha mai fumato.

L’impatto sull’ambiente

Se non interessa la salute e la vita, può avere impatto sulle coscienze il fatto che i mozziconi di sigarette rappresentano il 40% dei rifiuti in mare e sulle spiagge italiane. Ogni anno nel mondo vengono fumati 5.000 miliardi di sigarette, che inquinano pesantemente l’ambiente soprattutto con i filtri. Questi rappresentano il secondo articolo di plastica monouso più frequentemente rinvenuto sulle spiagge, sono fatti di un materiale plastico chiamato diacetato di cellulosa, il quale, disperso nell’ambiente, può impiegare più di un decennio a decomporsi. Inoltre, inquinano gli oceani e danneggiano la fauna marina, poiché possono essere facilmente ingeriti dagli animali a causa delle loro piccole dimensioni. Oltre ai filtri, le sigarette, comprese quelle elettroniche, contengono altre sostanze altamente inquinanti, come arsenico, piombo e formaldeide.

In aggiunta all’inquinamento dovuto ai rifiuti del consumo (mozziconi, pacchetti, device, ecc.), il fumo di sigaretta e la coltivazione del tabacco contribuiscono anche all’inquinamento atmosferico. Il nostro Ministero della Salute evidenzia che il fumo di tabacco contiene anidride carbonica, metano e biossido di azoto e inquina gli ambienti interni ed esterni. I residui che si depositano sulle superfici sono dannosi soprattutto per bambini e animali domestici.

Le emissioni dei prodotti del tabacco, secondo una stima, equivalgono a tre milioni di voli transatlantici. La deforestazione per le piantagioni di tabacco, che occupano nel mondo circa 200.000 ettari, ha gravi conseguenze ambientali (perdita della biodiversità, erosione del suolo, inquinamento delle acque, aumento della CO2 nell’atmosfera, ecc.). Ogni 300 sigarette (15 pacchetti) si consuma un albero per il processo di essicazione delle foglie di tabacco. La coltivazione del tabacco richiede sostanze chimiche tossiche, inclusi pesticidi e fertilizzanti, che possono inquinare le acque.

Un grande problema è anche il fumo passivo

Consentire di fumare in casa ai propri ospiti è un comportamento che pratica il 45,0% dei fumatori. Non lo consentono il 75,4% degli ex-fumatori e l’83,5% dei non fumatori. Anche l’esposizione dei bambini al fumo passivo in casa è fortemente correlata alla condizione di fumatore: infatti, mentre dichiarano di esporre al fumo passivo i bambini il 22,6% dei fumatori, questa percentuale scende al 5,5% nel caso di ex-fumatori e al 4,7% dei non fumatori. Eppure, la correlazione tra fumo passivo e malattie come l’asma, il cancro dei polmoni, l’ictus e l’infarto è documentata. Per chi è esposto regolarmente al fumo passivo in casa, in un luogo pubblico o sul posto di lavoro il rischio di infarto e di cancro dei polmoni aumenta del 25 per cento, quello di ictus dell’80 per cento. Il fumo passivo contiene infatti più di 50 sostanze cancerogene, che vengono inalate dai non fumatori quasi nelle stesse quantità che assorbe chi fuma. E poiché l’organismo dei bambini e degli adolescenti è ancora in via di sviluppo, sono proprio i più piccoli i più vulnerabili rispetto agli effetti del fumo passivo.

Quindi, cosa fare?

Come approcciarsi concretamente a queste problematiche ambientali che partono anche dall’atteggiamento del singolo? Osservare i rifiuti per strada e sulle spiagge, l’odore sgradevole del fumo di chi ci circonda, la dipendenza di chi si accende la sigaretta elettronica o tradizionale fuori dagli uffici o alle fermate dei treni. Notare l’incoerenza di chi manifesta per l’ambiente mentre sta fumando. Non si tratta di giudicare o additare nessuno, ma di renderci conto che occorre coerenza nella salvaguardia di noi stessi e del mondo.