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Ogni appassionato e studioso degli ambienti indoor ha un appuntamento annuale da non mancare: il Salone del Mobile di Milano. Quest’anno, 2023, si è visto finalmente l’evento come era pre-pandemia, con tutti i padiglioni in fiera pieni di espositori e con un calendario del Fuorisalone ricco di appuntamenti e mostre.

La visita di una persona attenta al benessere negli spazi di casa e di lavoro è influenzata non solo dall’estetica degli arredi e dei complementi, ma anche da prodotti e dettagli che indicano delle tendenze stilistiche e comportamentali. Un esempio lampante è dato dalla integrazione tra casa e ufficio, tra relax e lavoro.

In effetti, le persone non amano più lavorare in ufficio tutto il giorno. Una volta ci si sforzava di non lavorare a casa, poi è arrivato il computer portatile e lo smartphone. Infine, il Covid. Adesso piace a molti portare il lavoro ovunque, soprattutto a casa. Le imprese hanno capito che è un vantaggio per tutti, compreso l’ambiente. Ovunque, stand dopo stand, era evidente che oggi lo spazio di lavoro è un ibrido tra ufficio e casa. Ai tavoli da riunioni si accostano poltrone e isole per sedersi. Un terrazzo e un giardino hanno una dignità da living room, con angolo riunioni e scrivania da lavoro. Lo spazio domestico e quello di lavoro si scambiano i ruoli diventando un compromesso ibrido a favore del benessere psicofisico delle persone, luoghi dove si produce meglio perché c’è più comfort.

Il tempo viene speso per lavorare ma anche per rilassarsi, immersi in ambienti dove il verde è sempre presente e dove il fattore acustico è fondamentale, soprattutto negli uffici open space o in casa. Ai tessuti acustici si affiancano soluzioni per la purificazione dell’aria, un tema sempre più sentito dalle persone sensibili alla qualità dell’aria che respiriamo, come noi. Occorre evitare patogeni e allergeni, ora che abbiamo riposto definitivamente le mascherine. La tecnologia entra quindi in gioco con sistemi che ci fanno sentire meglio, a casa e in ufficio.

“Workplace 3.0” è stata la manifestazione all’interno del Salone dedicata al design, alla tecnologia e alla progettazione degli spazi di lavoro, dove immaginare le modalità e le forme degli ambienti lavorativi del futuro. I prodotti di design presenti mostravano nuove soluzioni in cui tecnologie intelligenti e fattore umano pensate per agevolare un mondo del lavoro ridisegnato. I brand di arredo hanno mostrato oggetti dove la contaminazione tra spazi abitativi e lavorativi era evidente.

Tra questi, i cosiddetti “phone booth“, le cabine insonorizzate che permettono alle persone di isolarsi in completa privacy per fare videochiamate e telefonate riservate in ambienti open space.

I phone booth sono la soluzione ideale per l'ufficio open space

A chi è attento alla qualità dell’aria non sfugge però il fatto che all’interno dei phone booth si respira aria che si deteriora rapidamente, essendo spazi di circa 2 metri cubi. La permanenza di pochi minuti a porta chiusa (altrimenti che senso avrebbe entrare in un phone booth) fa aumentare i livelli di CO2 e di altri agenti irritanti oltre i limiti suggeriti. È ovvio che la qualità dell’aria in uno spazio così piccolo non è ottimale.

Safetily, una startup che produce purificatori d’aria particolarmente efficienti, ha testato mesi fa l’aria all’interno di un phone booth installato in uno spazio di coworking. In media, il phone booth viene utilizzato per mezz’ora o più, restando chiusi in uno spazio ristretto dove l’aria diventa poco salubre. Inoltre, va considerato anche il pericolo di contagio da influenze o Covid che può essere diffuso alle persone che sono entrate in precedenza.

L’argomento non è banale, quindi è stato messo un monitor della qualità dell’aria all’interno del phone booth e installato un purificatore d’aria portatile. Una persona è entrata e ha iniziato a lavorare. Nei primi 10 minuti il purificatore d’aria era spento e l’aumento di formaldeide (HCHO) e di composti organici volatili (VOC) si è subito evidenziato. Dal 10° minuto in poi il dispositivo è stato acceso e si sono notati gli effetti positivi, raggiungendo brevemente una qualità dell’aria accettabile in 10 minuti. Dopo 20 minuti i valori entro i limiti di salubrità si sono stabilizzati. È interessante notare che le particelle fini (PM2,5 e PM10) sono rimasti costanti e la CO2 aumenta leggermente, rimanendo comunque ben al di sotto della soglia problematica. I risultati del test sono mostrati con un grafico e un video alla pagina dedicata su Safetily.

Prestare attenzione alla qualità dell’aria all’interno dei phone booth significa prevenire allergie e patologie

La formaldeide (HCHO) provoca irritazione agli occhi, al naso e alla gola, starnuti, tosse, affaticamento ed eruzioni cutanee; soggetti suscettibili o immunologicamente sensibilizzati alla formaldeide possono avere reazioni avverse anche a concentrazioni inferiori. L’OMS ha fissato un valore guida di 0,100 mg/m3 (media su 30 minuti).

I VOC possono causare una vasta gamma di effetti: dal disagio sensoriale a gravi cambiamenti nella salute. Ad alte concentrazioni in ambienti chiusi, possono provocare effetti su numerosi organi o apparati, in particolare il sistema nervoso centrale. Alcuni di loro sono riconosciuti come cancerogeni dall’OMS. I livelli accettabili vanno da 0,300 a 0,500 mg/m3.

Livelli elevati di anidride carbonica (CO2) vanno da 2000 ppm in su per gli uffici. Alte concentrazioni di CO2 hanno un impatto diretto sul benessere generale, sulla salute e sulle capacità cognitive delle persone.

L’esposizione a particelle fini (PM2,5 e PM10) può causare effetti sulla salute a breve termine come irritazione di occhi, naso, gola e polmoni, tosse, starnuti, naso che cola e mancanza di respiro.

Perché quindi non installare dei sistemi di ventilazione con purificazione dell’aria in questi phone booth? Speriamo di vedere risposte al Salone del Mobile di Milano 2024!